Quante volte abbiamo sentito la parola “smart city”? Ne conosciamo davvero il significato?
All’improvviso, le città di tutto il mondo si stanno trasformando in città intelligenti. Google ne sta costruendo una a Toronto mentre la Cina guida la corsa globale per costruire città intelligenti e digitalizzare gli ambienti urbani. Helsinki sta implementando soluzioni per città intelligenti come parte del suo progetto “Innovation Districts”. La spesa globale per la realizzazione di questo tipo di progetti ha totalizzato più di 120 miliardi di dollari l’anno scorso.
La visione della smart city in genere coinvolge intelligenza artificiale, auto senza conducente, illuminazione stradale e parcheggio intelligente. Promette di risolvere sfide fondamentali per i paesi e le città. Tuttavia, nessuno sembra essere in grado di concordare su cosa essa sia realmente sebbene il termine sia diventata una parola d’ordine abusata.
Quelle immagini utopiche che a volte vediamo sono mere illusioni di progresso o spazi in cui il progresso può essere ospitato?
Vi è la tendenza piuttosto diffusa a pensare che i servizi tecnologici avanzati siano ciò che rende una città “intelligente”. Come la definisce la Commissione Europea: “Una smart city è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso delle tecnologie digitali e delle telecomunicazioni a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese”. L’obiettivo di una smart city? Migliorare la vita urbana attraverso soluzioni integrate più sostenibili.
Non basta però dotare una città di tecnologie all’avanguardia per farla diventare “smart”. Ciò in quanto non è solo la componente tecnologica ma il modo in cui i cittadini, le imprese, la collettività in genere la utilizzano e, quindi, vivono la città stessa. Tali città devono perseguire obiettivi di sviluppo urbano che devono essere specifici, misurabili, orientati all’azione, realistici e tecnologicamente innovativi. Per diventare un luogo in cui è possibile compiere progressi, è necessario affrontare il modo in cui i cittadini interagiscono con essa e tra di loro.
Queste città dovrebbero quindi essere centrate sulle persone ed essere circolari, con obiettivi in termini di competitività, sostenibilità ambientale e inclusione sociale. La visione circolare della città è fortemente interconnessa con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). La transizione, tuttavia, può essere raggiunta solo quando tutte le parti interessate – individui, settore privato, governo e società civile – collaborano. In una città circolare e intelligente, la produzione di energia è rinnovabile e locale, gli edifici sono modulari e condivisi, la mobilità è condivisa, pulita e ottimizzata. La tecnologia gioca un ruolo fondamentale, ma dovrebbe essere combinata con questo approccio circolare.
Poiché le città sono chiamate ad affrontare molte sfide ambientali responsabili del 70% delle emissioni globali di gas serra, del 60% del consumo di risorse e del 70% dei rifiuti globali – esse rappresentano anche la chiave per contrastare questo trend. Non solo, ma sono in una posizione unica per guidare una transizione globale verso un’economia circolare e, attraverso un approccio basato sui dati, possono diventare hub perfetti per l’innovazione. Inutile dire che un modello di mobilità circolare si adatta a questa visione in quanto è a basso impatto, basso costo e ha molti vantaggi economici. Noi di GaiaGo sposiamo questa visione e crediamo che insieme circolarità e innovazione tecnologica possano rendere una città pienamente sostenibile.