Inutile dirlo: spostarsi a piedi è la forma più sostenibile di mobilità. Tuttavia, non tutte le città sono a prova di pedoni. Gran parte delle aree urbane, infatti, sono state progettate intorno all’auto anzi che intorno ai cittadini e alle loro (spesso variegate) esigenze di spostamento. Basti pensare a metropoli tentacolari come Los Angeles e Auckland, in cui strade trafficate tagliano a spicchi il paesaggio e condannano i visitatori e i residenti a trascorrere gran parte del loro tempo nelle loro auto. Nonostante gli sforzi per aumentare la capacità della carreggiata, la congestione del traffico non è mai migliorata.
Non stupisce che il pendolarismo settimanale medio sia aumentato di un’ora in soli cinque anni in molte città americane. In Inghilterra, circa il 60 % dei viaggi di 1,6 – 3,2 km viene effettuato in auto. In Nuova Zelanda, un terzo di tutti i viaggi in auto copre distanze inferiori a 2 km. E così, anche per percorrere distanze molto brevi, si tende sempre a ricorrere all’auto. Le implicazioni, oltre che sull’ambiente, si riflettono anche sulla salute di chi trascorre tempo dentro e fuori il veicolo. Ed ecco perchè molte città come Parigi e Amsterdam si stanno impegnando per incoraggiare le persone a lasciare a casa la propria auto, adottando politiche pubbliche, con un design urbano intelligente e attraverso mezzi di trasporto alternativi.
Costruendo quartieri migliori, potremmo trasformare molti dei viaggi che oggi vengono percorsi in macchina in modalità attive e ridurre il tempo passato alla guida. Ciò a sua volta ridurrebbe la congestione del traffico, le emissioni di gas serra e l’inquinamento acustico. Come? Non si tratta solo di fornire più opzioni di trasporto. Deve esserci anche un cambiamento di mentalità e di comportamenti. In città poco dense una soluzione potrebbe essere quella di sviluppare strategie di gestione della domanda. Ciò potrebbe includere l’aumento del costo del parcheggio e la riduzione della disponibilità di parcheggio.
Il problema delle città costruite intorno alle auto riguarda purtroppo anche i centri urbani più piccoli. Qui, spesso capita che ai margini delle città sorgano nuovi complessi abitativi privi di servizi costringendo gli abitanti a dover ricorrere all’auto ogni qual volta devono per esempio andare a fare la spesa. Dovremmo abbracciare l’idea che le città più sofisticate che possiamo creare siano le città percorribili a piedi o utilizzando il trasporto pubblico, infrastrutture ciclabili, come in molte città in Europa. Sono più simili a gruppi di piccoli villaggi, con quartieri individuali e sovrapposti in cui molti servizi si trovano entro i 15 o 20 minuti. Ci sono negozi, l’ufficio postale, un parco e così via. Tutto il necessario per la vita quotidiana e tutto accessibile senza auto.
I quartieri percorribili sono ciò che rende le città più vivibili e sane per i loro abitanti. Per fare questo occorre per esempio misurare quanto sono connesse le reti stradali, verificare se le persone abbiano accesso alle destinazioni principali e i livelli di densità. Pertanto, per i nuovi sviluppi, si tratta davvero di ottimizzare il livello di densità che garantirà di avere abbastanza persone per fornire trasporti pubblici di alta qualità, ben collegati e frequenti, anche per supportare i negozi e servizi locali. È inoltre necessario che vi siano reti stradali collegate che permettano ai cittadini di scegliere facilmente percorsi diversi.
In altre parole, possiamo concludere i che i fattori determinanti per rendere le città a misura di pedone siano: un’equa distribuzione dell’occupazione del suolo, la gestione della domanda di mobilità, la progettazione di reti adatte ai pedoni e ai ciclisti, la diversità nell’uso del suolo, la densità residenziale, la riduzione della distanza dai trasporti pubblici e l’accessibilità dei servizi di mobilità.